Come e perchè nasce la “Casa dei Bambini”?

Quando M. Montessori andò la prima volta a visitare il quartiere, ebbe l’impressione:

di trovarsi in una città dove era avvenuto un gran disastro (…) la popolazione si aggirava per le strade muta, con aspetto stupito e quasi spaventato”.

Il quartiere era prevalentemente abitato da artigiani, disoccupati, emarginati, operai, casalinghe, donne di servizio, mendicanti, per molti dei quali la quotidianità significava criminalità. Non erano presenti negozi, ma solo osterie; per cui era presente un alto tasso di disoccupazione e prostituzione. In seguito ad un’epidemia di colera si verificò una crisi edilizia ed economica nel quartiere di San Lorenzo. Questo ebbe come conseguenza il mancato completamento di molti edifici. Nonostante ciò, gli stessi edifici divennero l’abitazione di gente povera, bisognosa di un posto in cui vivere. M.M. di quegli appartamenti ricorderà il buio,

che non faceva distinguere i particolati di una stanza (…) dove i bambini non vengono alla luce, ma alle tenebre”.

Secondo M.M. il problema primario per quella popolazione non era quello dell’elevazione intellettuale, bensì il:

problema della vita”. 

Queste famiglie, infatti, non solo vivevano al buio, ma senza acqua né luce:

l’acqua non basta per bere!”, “non esiste intimità“!.

Da quartiere povero e malfamato; il quartiere di San Lorenzo vivrà, con il resto della città, un periodo di riforme, riqualificazione architettonica, igienica e sociale. L’intervento più importante di riqualificazione edilizia fu promosso dall’Istituto Romano di beni stabili, fondato nel 1904 e diretto dall’ingegnere Eduardo Talamo, che acquistò e ristrutturò, con il sostegno della Banca d’Italia, molti stabili di San Lorenzo per ricavarne appartamenti dotati di aria, luce, cortili, giardini. L’ordine, la pulizia, il verde doveva regnare a San Lorenzo. A tal fine nei cortili vennero affisse alcune scritte educative ispirate ai principi di ordine e pulizia:

chi cura la casa cura sé stesso”; “dalla casa verrà la persona”; “essendo la casa pulita (…) viene il desiderio della cura personale”.

Gli appartamenti erano composti da circa due o tre stanze, un bagno, una cucina dotata di acqua potabile. Il rischio era che i bambini, lasciati soli, potevano (per noia e/o protesta) distruggere le abitazioni e i cortili. Così Talamo pensò di creare una scuola “in casa” e di accogliere i bambini, dai 3 ai 7 anni, che abitavano nello stesso fabbricato, in un appartamento dell’edificio.

Così facendo i genitori potevano lavorare in piena tranquillità ed in cambio dovevano mantenere l’ordine nel quartiere, mandare puliti i figli a scuola, avere un colloquio settimanale con la direttrice. Nel 1906 affidò l’organizzazione di queste speciali scuole infantili a M. Montessori. La scelta ricadde proprio su di lei, perché si era impegnata a favore dei soggetti sociali più deboli.

Nasce così la prima Casa dei Bambini il 6-01-1907, in Via Marsi n° 58.

Il metodo ancora non esisteva….

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