Pedagogia nera e pedagogia bianca: passato e presente a confronto
Hai mai sentito parlare di pedagogia nera e pedagogia bianca?
- La pedagogia nera appartiene principalmente al passato, quando al centro dell’educazione non vi era il bambino, bensì l’adulto che aveva il pieno controllo sulla vita del bambino (carattere, personalità, passioni, studio, hobby, lavoro…). Questo tipo di pedagogia si basava principalmente sul potere ed il maltrattamento: costrizioni, punizioni corporali, mancanza di affetto, mancanza di dialogo…
Mi è capitato di confrontarmi con adulti nati nella metà del ‘900. Purtroppo, mi sono sentita rispondere: “ma è stata la mia educazione!”, “sono cresciut* benissimo!”, “ricordo ancora i ceci sotto le ginocchia, quando la maestra mi metteva in punizione dietro la lavagna!”.
Ahimé, non riesco a comprendere queste affermazioni! Accompagnate magari da un sorriso timido, quasi a nascondere la sofferenza di quegli anni oppure a voler giustificare quellla tipologia di “educazione”.
Le conseguenze della pedagogia nera esistono e sono molteplici:
rabbia, difficoltà nel parlare e nel socializzare con gli altri, problematiche nello studio, mancanza di fiducia nelle proprie capacità..
Varie ricerche mostrano come bambini educati secondo tali metodi crescano, diventando adulti ipocriti, crudeli, violenti.
Con gli anni avvenire, l’infanzia ha assunto notevole importanza e si è iniziata a comprendere la necessità di creare un contesto educativo appropriato alla crescita del bambino.
- Dal 1945 si inizierà a parlare di pedagogia bianca che poneva alla base il rispetto nei confronti del bambino dotato di diritti e dignità.
Questo è il periodo in cui Maria Montessori ci parlerà di un bambino “costruttore dell’uomo“. Un bambino che, diventato uomo, diffonderà i principi di libertà di scelta, parola e movimento al mondo intero.
Oggi di quale pedagogia si potrebbe parlare!?
La situazione odierna, invece, vive un’altra crisi dell’educazione: un grosso calo di nascite in tutta Europa. La maggior parte delle famiglie hanno un solo figlio e questo vede come conseguenza sia il cambiamento del ruolo genitoriale, che l’età stessa dei genitori.
- Oggi, si è passati dalla violenza fisica, alla violenza verbale: urla, grida, bambini che non vengono ascoltati, bugie, confusione e falsa libertà. Montessori, in diversi scritti ribadisce più volte l’inefficacia della “pedagogia del non” piena di negazioni e conseguenze: umiliazioni, scoraggiamento, insuccesso, demotivazione, la rinuncia dinanzi ad un ostacolo, basse aspirazioni e mancato raggiungimento di obiettivi.
“Il conflitto tra adulto e bambino ha conseguenze che si estendono nella vita umana quasi all’infinito”.
(Maria Montessori)
Secondo Alice Miller un figlio, pur di adattarsi alle pretese dei genitori, cambia, cerca di auto-annuallarsi, sviluppa un falso sé, che blocca la sua crescita spontanea.
“Un soggetto può essere suggestionato al punto di sopprimere la propria personalità, sostituendola con un’altra: quella del suggestionatore.”
(Jean-Martin Charcot)
A tal proposito, Thomas Gordon, sostiene “l’ascolto attivo“, ribadendo il principio di auto-educazione nella crescita del bambino, invitando l’insegnante ed il genitore a sentirsi meno guida e ad ascoltare di più.
Credo fermamente che genitori non si nasca, ma si diventi. Il ruolo del genitore non è semplice! Ci si trova da un momento all’altro (a volte per scelta altre per caso), con un bambino tra le braccia. Nessuno però spiega come e cosa bisogna fare. Non per questo bisogna “improvvisare”, viceversa bisogna “informarsi”.
Alla base di ogni genitore, deve esserci la fiducia ed il rispetto nei confronti del bambino!
Forse, così facendo, si può vivere la crescita con entusiasmo e piacere.
A tal proposito:
“aiutami a fare da solo”
è lo “slogan” Montessoriano del primo stadio di sviluppo. Credo sia bene far chiarezza, nello specifico sul concetto di “autoeducazione”. Con questo termine non significa certo concedere al bambino di agire e fare ciò che vuole, ma significa lasciarlo libero di agire nel pieno rispetto della sua libertà ed autonomia, “guidarlo” nella sua crescita dando solo aiuti necessari.
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