Memory of a child….
Some of the effects of the pandemic on childhood
N.B. QUESTO ARTICOLO È STATO PUBBLICATO ED HA FATTO PARTE DI UNA CONFERENZA INTERNAZIONALE (6TH INTERDISCIPLINARY INTERNATIONAL CONFERENCE-UNICART).
Si ringraziano: i partecipanti al sondaggio, coloro i quali mi hanno sostenuta ed, in particolare, la piccola E. e la sua famiglia.
Abstract: Working in preschool, I thought I’d write an article dedicated to the effects of the pandemic, in the short and long term, in children. This is meant to be a “pilot project” thanks to which I created a survey (attended by 40 people) with the intention of better understanding the months of lockdown experienced by families and children. The survey showed that:
- 50% of the children had sensed the spread of the virus, helped by their parents who, with simple and precise words, explained to them what was happening.
- 42.5% expressed the desire to return to school, after only two weeks from closing;
- Only 1% never wanted it to reopen.
What was most highlighted by the families, as a consequence of the lockdown, was boredom. And it was so, in an era focused on technology and information technology together, that most of them, has allowed an immeasurable use of any electronic tool.
The survey showed that 37.5% of children spent more than three hours per day in front of the TV!
Instead, as regards the use of electronic tools, 27.5% of children have used them for more than three hours!
This has had serious consequences:
- 47.5% of children developed an addiction to electronic tools;
- 37.5% of them began to be afraid of being alone, as well as moving independently;
- 30% of them, instead, suffered a detachment from reality. In fact, the children sought “reassurance” in a virtual world
Back at school, despite the initial happiness, the long-term consequences were: fear, nervousness, uncertainty, melancholy…
Personally (being a Montessori teacher) I was able to see how much the abuse of technology is still a predominant consequence in the life of every child.
“Memory of a child…” is the testimony written by a mother, who talks about the emotions of her little girl during the lockdown period. I was, and still am today, E.’s teacher who experienced insecurities and fears during the pandemic but who once returned to the “Children’s House”[1] was reborn! Certainly the memory and the fears of that period remain, but I firmly believe, as Maria Montessori claimed:
“Our world has been torn apart and now needs to be rebuilt.[2]“
Keyword: Childhood; Consequences; Pandemic.
[1] Montessori preschools are called this name.
[2] Maria Montessori, Educazione per un mondo nuovo, Milano, Garzanti, 2000.
Ricordo di una bambina: alcuni effetti della pandemia sull’infanzia
- “Dove andiamo E.?”
Senza esitazione risponde:
- “Voglio andare a vedere il mio asilo”.
Ricordo di una bambina è la testimonianza di una mamma che narra le emozioni della piccola “E.” durante il lockdown.
E., fin da piccola è stata una bambina sensibile con “i suoi tempi” di osservazione e di “carburazione”. Molto giudiziosa ed amorevole, con la sua mente aperta, mi ha sempre “illuminata” con i quesiti sul mondo, la morte, la nascita e la vita in tutte le sue forme.
“Quando due anni fa siamo stati travolti da questa pandemia, la prima reazione nostra e di E., è stata di incosciente felicità”.
- Ricordo di una bambina… felice ed euforica per il tempo che avrebbe potuto passare con mamma e papà, per giocare e stare con i nonni.
- Ricordo di una bambina…che chiedeva curiosa cosa stessero facendo i compagni, le maestre, i nonni e tutti coloro i quali era legata.
- Ricordo di una bambina…che non riusciva a dare un senso all’impossibilità di uscire dal suo giardino. Quello stesso giardino che: con le sue lucertole, fiori e insetti, in cui i gatti di sempre sonnecchiavano al sole, da cui udiva le voci dei bambini, le faceva capire che erano ancora tutti lì.
E così, all’euforia fece seguito lo smarrimento e la novità di “stare in casa” diventò un’abitudine faticosa. Non è stato facile per E. capire perché all’improvviso il mondo fosse diventato minaccioso e perché di colpo fossero tutti spariti. L’impossibilità di comprendere appieno ciò che accadeva e la sua curiosità per argomenti quali: la morte (complice la perdita della bisnonna), la paura, la solitudine e la frustrazione dati dall’isolamento.
I bambini di fatto sono stati i più colpiti dalla crisi pandemica; volendo capire concretamente le conseguenze ho deciso di creare un sondaggio da sottoporre alle famiglie.
- Il sondaggio: struttura
Il sondaggio è stato creato con Google Forms e comprensivo di nove domande:
- sette domande a risposta multipla;
- due domande a risposta aperta.
Dopo aver generato il link, è stato inviato a genitori di bambini di età compresa tra 1 e 7 anni attraverso i social network, quali Instagram e Facebook e App di messaggistica come WhatsApp e Telegram.
- I Risultati del sondaggio
Le risposte pervenute sono state 40 e da queste è emerso come:
Il 50% dei bambini, già nelle primissime fasi di diffusione del virus, avesse intuito la gravità della situazione.
L’aiuto dei genitori è stato fondamentale, con parole semplici infatti li hanno supportati nella comprensione della situazione che stavano vivendo.
Non è stato facile trovare parole opportune e consone per spiegare ai bambini il virus, così molte famiglie hanno cercato di concretizzarlo come:
- Un mostro invisibile;
- Un germe grosso e cattivo;
- Un esserino che se toccato o inspirato poteva causare malessere al nostro corpo.
Purtroppo, il lockdown (imposto a marzo 2020) ha costretto sia le famiglie che hanno deciso di rassicurare i propri figli, sia quelle che hanno preferito tenerli all’oscuro a prendere coscienza della realtà. Quell’ambiente “casa” è diventato la fortezza di ognuno di noi, una protezione dal virus, un “sacrificio” per poter “stare bene” e ritornare presto a scuola. Così in un momento “fertile” di crescita e di interesse, i bambini sono stati costretti a fermarsi e, indirettamente, a rinunciare a momenti di socializzazione, gioco e condivisione. Alla notizia “oggi la scuola rimarrà chiusa” e difronte ai “perché” molte famiglie, come è emerso dal sondaggio, hanno detto semplicemente la verità. Alla chiusura totale delle scuole, inizialmente i bambini erano felici ma ben presto, questa illusione di libertà dai vincoli scolastici si è trasformata in una “prigionia”.
Come evidenziato dal grafico:
- Il 42,5% aveva il desiderio di ritornare a scuola già dopo poche settimane dal lockdown;
- Per il 27,5% il desiderio di normalità è subentrato nell’immediato;
- Silo 1,1% non ha mai desiderato la riapertura.
Quelle che dovevano essere settimane sono diventati mesi e purtroppo, alcuni di quei bambini che prima frequentavano, ad oggi non sono ancora rientrati a scuola. Possiamo ben capire come, in un’epoca incentrata sulla tecnologia e l’informatica insieme, l’utilizzo della tv e degli strumenti tecnologici sia aumentato in maniera esponenziale. Complice certamente la noia, il nemico più temuto e deleterio che possa esserci nel periodo più importante di crescita del bambino. Infatti, il 37,5% dei bambini ha trascorso più di 3 ore al giorno davanti la tv.
Le conseguenze derivanti dalla pandemia sono state tante, sia a breve che a lungo termine.
Il nemico maggiore, come accennato in precedenza, è stato per il 45% la noia, voluta colmare dall’utilizzo di strumenti elettronici che però ha provocato, come conseguenza, una forma di dipendenza.
A queste, segue la paura al 37,5% (bambini hanno iniziato ad avere paura a stare da soli, nonché spostarsi in autonomia) ed il 30% ha subito un distacco dalla realtà. Di fatto, i bambini, hanno cercato una “rassicurazione” in un mondo virtuale.
Seguono con una percentuale più bassa, circa il 10-13%, ma non per questo da sottovalutare, conseguenze come: angoscia; incubi; apatia; disturbi di alimentazione.
Una volta rientrati a scuola il 55% dei bambini erano felici, il 32,5% entusiasta, il 25% timorosi.
2. Nuovi modi di concepire il gioco e il rapporto con l’altro.
Personalmente, (essendo una maestra Montessori) ho constatato quanto l’abuso di tecnologia sia ancora una componente predominante nella vita di ogni bambino. Rientrata a scuola, infatti, ho riscontrato un cambiamento sostanziale in due fattori importanti della realtà infantile:
- IL GIOCO: è cambiato il modo in cui esso viene concepito. Se prima del covid i giochi frequenti erano quelli classici (ad es. mamma-figlio, meccanico, gelataio, pizzaiolo…) ad oggi i più ambiti sono far finta di giocare ai videogiochi, “facciamo le tiktoker”, “facciamo una challenge”, oppure “giochiamo a fare le dirette”.
- IL RAPPORTO CON L’ALTRO: nel rapportarsi con l’altro i bambini risultano timorosi e diffidenti; raramente si avvicinano ad un nuovo compagno e risultano infastiditi dai colpi di tosse e/o starnuti. Allo stesso tempo nutrono ansia se sono raffreddati e/o stanno male
Indubbio è il fatto che anche i genitori siano stati “travolti” dalla pandemia e che non sia facile eliminare, in maniera repentina, le cattive abitudini; dovrebbero però rendersi conto delle conseguenze che ne possono derivare: alienazione, apatia, competizione, ideali e canoni di bellezza fittizi, atteggiamenti inadatti all’età e al contesto scolastico.
Secondo molti studiosi l’utilizzo di questi strumenti dovrebbe essere difatti vietato ai bambini dai 0 ai 6 anni!
Questo perché, come afferma Maria Montessori, il periodo di “crescenza” è fondamentale, dal momento che il bambino scopre ed esplora il mondo con le proprie mani, con l’utilizzo dei sensi, andando a sviluppare così l’intelligenza e la personalità.
Pensiamo ad un bambino che passeggia guardando il cellulare in mano: tutta l’attenzione sarà canalizzata sullo schermo e non sull’ambiente circostante. Ora, invece, pensiamo ad un bambino che passeggia a piedi, libero: egli avrà modo di fermarsi ad osservare un formicaio, rimarrà meravigliato dei colori del cielo all’imbrunire, oppure andrà a porre l’attenzione su quel fiorellino sbocciato, che il giorno prima era solo un bocciolo!
È perciò l’esperienza, reale e diretta nell’ambiente, a permettere una crescita sana ed equilibrata. I bambini, fino a 4-5 anni non distinguono bene la realtà dalla fantasia
(questa fase termina solitamente intorno ai 6 anni). Quindi è il caso di escludere l’utilizzo della tecnologia nella prima fase di crescita, almeno fin quando il bambino non ha raggiunto a pieno il senso di realtà e acquisito la capacità di astrazione.
Conclusioni:
Non è stato facile tornare alla “normalità” dopo la riapertura ma nonostante l’ansia, la paura, l’angoscia per ulteriori chiusure e i protocolli da seguire, siamo stati tutti felici di riprendere in mano la quotidianità che tanto ci è mancata in questi due anni.
La bellezza dei bambini sta nei loro occhi, nella curiosità e nello stupore delle nuove scoperte; ed è proprio con queste emozioni che la piccola E., rientrata nella casa dei bambini, è rinata.
Rinata nel vedersi cresciuta, rispetto ad un lavandino che le sembrava ora più piccolo; è rinata quando con i suoi occhioni, sul ciglio della porta, mi guardava senza sapere cosa fare ed io, amorevolmente (anche se non si poteva) mi sono avvicinata ed eccolo lì…senza nessuna esitazione un abbraccio, forte, avvolgente, pieno di gioia e di timori.
Scrivono Paola Scalari e Francesco Berto:
“La passione per l’ignoto vince sulla paura dello sconosciuto quando, fin da piccini, si è sostenuti
emotivamente ad avventurarsi in inedite esperienze.”[1]
Certamente il ricordo e le paure di quel periodo permangono, ma credo fermamente, come affermava la stessa Maria Montessori che:
“Il nostro mondo è stato lacerato e ora ha bisogno di essere ricostruito.”[2]
Dedicato a E., ai miei nipoti ed a tutti i bambini del mondo
[1] Ci tenevo a riportare questa citazione suggerita dalla mamma di E.
[2] Maria Montessori, Educazione per un mondo nuovo, Milano, Garzanti, 2000.
Fine
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