Esistono lavori “da femmina” e “da maschio”?
Nelle scuole Montessori, l’ambiente è attentamente preparato per rispondere ai bisogni di sviluppo e agli interessi dei bambini. In particolare, l’area di vita pratica, che include attività quotidiane come travasi, cucina, cura dell’ambiente e lavori manuali, può generare domande che affondano le radici in stereotipi di genere.
Frasi come:
- “Mio figlio non vorrà mai lavare i panni, è un maschio!”
- “La bambola è un lavoretto per le femmine, giusto?”
- “Il capo-cameriere è un maschio, le cameriere invece apparecchiano.”
…riflettono una visione profondamente sbagliata.
Nel Metodo Montessori, non esistono discriminazioni di genere né etichette predefinite. Gli ambienti sono progettati per essere accessibili a tutti i bambini e l’unico criterio che guida la scelta delle attività è l’interesse personale.
Ricordiamo che, in questo approccio, non è l’insegnante a decidere il lavoro per il bambino: è il bambino stesso a scegliere, seguendo i suoi bisogni e le sue curiosità. La maestra ha il ruolo di ponte tra il bambino e l’ambiente, presentando i materiali e lasciandolo libero di esplorare.
In questi spazi ordinati e accoglienti, vedremo bambini lavare i piatti, pulire i vetri, lavare i panni delle bambole, senza alcun giudizio. Allo stesso modo, bambine che lavorano con gli attrezzi, inchiodano, levigano il legno o giocano con le macchine.
Il ruolo cruciale dell’adulto di riferimento
Quanto conta l’adulto nella trasmissione di stereotipi di genere? Il mio pensiero personale va oltre il Metodo Montessori: se tutti adottassimo la stessa filosofia educativa, non avremmo bisogno di spiegare la parità tra uomini e donne, né ci troveremmo a combattere contro il divario professionale, economico e sociale che ancora oggi colpisce le donne.
Purtroppo, assistiamo a un incremento delle disparità di genere e della violenza domestica. Le istituzioni, le scuole e i servizi educativi possono fare la loro parte. Come? Offrendo stimoli e risposte appropriate fin dall’infanzia, eliminando le discriminazioni e promuovendo il rispetto reciproco.
È frequente che tra i bambini emergano momenti di discriminazione sessuale:
- “Questo gioco è da femmine!”
- “Non posso scegliere il rosa, sono un maschio!”
- “Vorrei giocare a calcio, ma non è uno sport per femmine!”
- “Se mi lego i capelli, mi prenderanno in giro!”
Questi episodi, spesso sottovalutati o ignorati, richiedono invece un intervento attivo. È fondamentale parlare con i bambini e guidarli nella comprensione dell’uguaglianza di genere e del rispetto per gli altri.
Come affrontare queste situazioni?
La chiave è parlare con calma e pazienza. Ad esempio, potremmo dire: “Come credi si senta Chiara dopo che le hai detto che giocare con le bambole è solo per femmine?”. Questo tipo di riflessione aiuta i bambini a sviluppare empatia e a mettere in discussione pregiudizi.
È altrettanto importante non imporre limiti nel gioco: facciamo capire ai bambini che possono esplorare qualsiasi attività, indipendentemente dal loro genere.
Infine, ricordiamo che il miglior insegnamento è l’esempio. I bambini assorbono atteggiamenti e comportamenti dagli adulti di riferimento: se noi per primi eliminiamo stereotipi e pregiudizi, loro seguiranno il nostro esempio.
Concetti come rispetto, uguaglianza e superamento dei comportamenti sessisti si apprendono gradualmente, attraverso il tempo e l’esperienza. Sta a noi adulti creare un ambiente che favorisca questi valori e, soprattutto, viverli quotidianamente.
E tu, come affronti il tema dell’uguaglianza di genere con i tuoi figli o studenti? Qual è il tuo pensiero a riguardo?
Alla prossima ed un caro saluto da CosmoMontessori!
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